Radio Punto Zero Tre Venezie La Radio del Friuli Venezia Giulia
Diretta Damilano - Enrico Torlo igor Damilano
Una trama dai nodi attuali e necessari, che riflette eticamente su rapporti sociali e interreligiosi e sul rischio di facili, quanto superficiali, conclusioni.
È Il mercante di Venezia che ha inaugurato, a Trieste, la stagione del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia. Il testo di Shakespeare, snellito e attualizzato, arriva in una produzione dello Stabile – realizzata in sinergia con il Centro Teatrale Bresciano e il Teatro de Gli Incamminati – forte del successo ottenuto nell’ambito dell’estate veronese al Festival Shakespeariano.
Magistrale l’interpretazione di Franco Branciaroli. L’attore milanese, sempre originale e attento al testo, caratterizza uno Shylock prepotentemente e ostinatamente vibrante di rancore e desiderio di vendetta ma ricco anche di sarcasmo e ironia.
Intorno a lui un cast eccellente, pronto a restituire tutta la tensione emotiva dei personaggi, tra cui spiccano Piergiorgio Fasolo, che carica il suo Antonio di tutta l’ambivalenza dell’interrogativo etico shakespeariano, Stefano Scandaletti, l’ingenuo Bassanio, Valentina Violo un’efficace e machiavellica Porzia.
La scelta di fondo di Paolo Valerio, che ha curato adattamento e regia, punta a scarnificare e a essenzializzare. Sottolinea gli elementi salienti e sempre attuali nell’animo umano dell’opera inglese: l’odio e la vendetta ma anche la clemenza, la lealtà e l’amore. Non offre invece facili ricette. Anzi sottolinea, con un finale a sorpresa, tutta l’ambivalenza dell’animo umano dove il bene, e dunque il male, non stanno mai da una sola parte.
Operazione riuscitissima per un testo così problematico e sfaccettato: da un lato il mondo duro e a tratti violento di Venezia, dall’altro quello poetico di Belmonte, luogo di Porzia e le sue damigelle.
Da un lato, dunque il mondo maschile e mercantile, fino all’usura, della rivalità e del contrasto; dall’altro una dimensione tutta al femminile, la cui capacità negoziale restituisce al dramma un insperato esito felice.
Contrapposizioni tutt’oggi dense di senso che affascinano lo spettatore fino a un finale che supera, emblematicamente, la tradizione della messinscena di questo capolavoro.
In uno spazio spartano quanto denso di significati, pronto ad aprirsi a diverse altezze su mondi diversi, la parola e le azioni sono al centro della scena creata efficacemente da Marta Crisolini Malatesta, illuminata dalle luci di Gigi Saccomandi e dalle sonorità musicali di Antonio Di Pofi che – così come i costumi di Stefano Nicolao, una rivisitazione moderna di abiti seicenteschi – contribuiscono a creare un link tra presente e passato dell’opera shakespeariana, a sottolineare tutta l’attualità del testo.
Si replica al Teatro Rossetti sino al 16 ottobre.
Scritto da: Monica Ferri
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