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Rivive la Boheme al TeatroVerdiTs

today11 Dicembre 2022

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Un cast di giovani talenti per una Boheme da tradizione. È questo il segno distintivo del  nuovo allestimento del TeatroVerdi di Trieste de La Bohème di Giacomo Puccini, titolo che mancava a Trieste dal 2016 e che ha subito lo stop nel 2020 causa della pandemia.

Un allestimento, quello in scena, firmato da Carlo Antonio de Lucia che procede sicuro con una cifra stilistica dove tutti gli elementi scenici convergono per dare un risultato unitario. Non mancano,  dunque, gli elementi scenici essenziali: il grande finestrone  della soffitta di Rodolfo che dà sulla Tour Eiffel e gli innevati  tetti parigini, e neanche la grande vetrata trasparente  di fattura Liberty che ci porta dentro l’atmosfera del Caffè Momus con la vitalità del cafè chantant e la neve alla barriera d’enfer nel quadro terzo. De Lucia evita cosi accuratamente e intenzionalmente la sindrome del creatore per far emergere La Boheme di Puccini, il suo capolavoro in note con che racconta di  sentimenti assoluti e universali, tipici della giovinezza –  non solo quella bohemien – che dal 1896 ad oggi, coinvolgono ogni spettatore.

Operazione rischiosa per un regista ma che ha il merito di un portare avanti un allestimento che mette soprattutto al centro  la musica dove tutti possono attingere ad un racconto completato dalla propria personale immaginazione come è nelle intenzioni dichiarate dal regista.

Lo spettacolo, che ha debuttato  venerdi 9 dicembre, alla prima ha incassato gli applausi del pubblico grazie soprattutto alle voci protagoniste a partire da quella potente e perfetta nell’interpretazione della soprano Lavinia Bini, che  ha interpretato  una Mimì appassionata e innamorata – e del baritono Leon Kim, un Marcello focoso e di gran temperamento, che assieme al soprano Federica Vitali, una Musetta  di gran piglio han dato vita alla verve tutta bohemien. Per loro gli applausi più scroscianti assieme al resto del primo cast composto da Fabrizio Beggi (il filosofo Colline), Clemente Antonio Daliotti (il musicista Schaunard)  e Alessandro Busi ( Alcindoro/Benoit).

Buona prova per Azer Zada. Il tenore azeirbajano, chiamato  in corsa a sostituire i colleghi indisposti per il Ruolo di Rodolfo, ha dato  il meglio di sè pur non essendo artista in ruolo.
Coinvolgente la direzione d’orchestea di
Christopher Franklin e pieno il suo feeling con  Orchestra del Verdi. Bene anche  il Coro dei Piccoli Cantori della Città di Trieste diretti da Cristina Semeraro

Si replica sino al 18 dicembre con alternanza dei due cast.

Scritto da: Monica Ferri

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