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Diretta Damilano - Enrico Torlo igor Damilano
Dal 9 al 18 dicembre 2022 va in scena uno dei capolavori della lirica per eccellenza, quella Bohème, che affascina attraverso i secoli. L’opera di Giacomo Puccini arriva al Teatro Giuseppe Verdi di Trieste nel secondo titolo di stagione, dopo il successo di pubblico e critica di Otello e nel nuovo allestimento della Fondazione lirica.
Sul podio il direttore americano, Christopher Franklin, da anni trasferito a Lucca, città natale di Puccini, ed esperto conoscitore delle maestranze artistiche di Trieste.
Come i più solidi teatri anche il Verdi di Trieste recupera la produzione di Bohème prevista per il 2020 e bloccata dalla pandemia. Opera giovane per eccellenza, Bohème è presentata con un cast la cui età anagrafica rende vera ogni parola del libretto. Giovani e belli, ma anche bravi e solidi: questa la caratteristica principale di un cast che non chiederà al pubblico nessuna sospensione dell’incredulità, tanto odiata dal grande regista triestino Giorgio Strehler che sosteneva l’impossibilità di interpretare con verità l’ingenuità dell’amore quando si ha l’età del disincanto. Dunque un cast perfetto per l’opera dell’amore più fresco, spensierato, passionale senza reti né sovrastrutture ideologiche di sorta e perfetto al contempo per la cifra stilistica eminentemente narrativa del regista Carlo Antonio De Lucia, labile divulgatore popolare.
La sua Bohème sarà rispettosamente neorealista, affidando il pathos al racconto stesso.
L’Opera lirica in quattro quadri, su libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa da Scènes de la vie de Bohème di Henry Murger vedrà dunque in scena volti e alle voci fresche e ben coltivate come quelle Lavinia Bini e Filomena Fittipaldi, Alessandro Scotto di Luzio e il portoghese Carlos Cardoso, Federica Vitali e l’ucraina Olga Dyadiv, ormai voce simbolo dei nuovi talenti cresciuti nel teatro giuliano, il baritono coreano Leon Kim con Luca Galli, infine Fabrizio Beggi e Andrea Comelli. Un cast che quanto mai conferma l’aspirazione del Verdi di Trieste a farsi palcoscenico d’eccellenza di un meditato sostegno per i nuovi artisti italiani. D’altra parte l’impegno per l’alfabetizzazione musicale dei ragazzi della città è ormai da anni, con il sostegno del Comune, un punto di forza del Verdi e il giusto compendio di questo millimetrico lavoro divulgativo non può che essere il forte messaggio di un palco altrettanto giovane sul fronte artistico.
A Trieste sono cresciuti artisticamente Abbado e Oren, anche loro giovani di enorme talento, ma non ancora nomi di fama e richiamo.
D’altra parte dei ventuno allestimenti andati in scena al Teatro Verdi di Trieste dal 1899 ad oggi, di cui l’ultimo nel 2016, spicca la produzione di Bohème del 1974 in cui Katya Ricciarelli e Josè Carreras, entrambi 28enni ed entrambi reduci dal proprio debutto da pochissimi anni, di certo diedero vita ad un’edizione di cui ancora oggi il Verdi è fiero. Per Trieste la ‘Bohème’ segna dunque una lunga storia d’amore con il debutto italiano di quella che a metà ‘800 era in tutta Europa il titolo per eccellenza, cioè The Bohemian Girl di M.W.Balfe, di cui a Trieste si conserva una rarissima partitura originale in collezione privata.
In scena dal 9 al 18 dicembre.
Scritto da: Monica Ferri
Carlo Antonio De Lucia Christopher Franklin Fondazione TeatroVerdiTS La Boheme
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